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Nell’effimero di Eugenia Serafini si respirano lo spazio e il tempo
infiniti concentrati in un attimo sospeso, il “qui ed ora”, l’”hic et nunc”.
Le emozioni si condensano in un respiro interrotto, preludio del
turbinio di eventi che potrebbero abbracciare mente e cuore in un vortice
tumultuoso e inarrestabile.
Fin dalla prefazione e con la famosa citazione da Orazio, il “carpe
diem”, l’effimero è associato all’attimo, in quell’attimo in cui tutto può
accadere e nel quale, come descrive Elio Pecora: “E tutto perviene a un segno
corto e conciso che rappresenta uno stare.”
È proprio uno “stare” che si rende quasi necessario dinnanzi al “volteggiare leggero di bolle di sapone
nell’aria” (pag. 9) o “fra mongolfiere aleggianti/voli d’alianti al tramonto”
(pag. 9).
Lo stare di fronte alle emozioni forti “fra stentate risorse di sopravvivenza e impulsi a distruggere”
(pag. 9) e anche quando “pensai fosse
tutto finito/amore rabbia passione/invece” […] tutto può ancora accadere e “trovai spiragli di vita”[…] “fra virgole di
desiderio e pianto”.
Un viaggio attraverso le emozioni che cavalca le età del tempo
passato, ricerche di consapevolezza, e il viaggio diventa un’indagine pronta ad
abbracciare orizzonti lontani.
Per poi ritrovarsi non solo all’interno dell’attimo, dell’effimero…ma
effimero stessi: “mi scopro bolla di sapone io stessa” (pag. 10).
Ogni cosa è chiamata a correre in questo effimero, quasi che ogni
cosa possa qui incontrarsi, toccarsi, conoscersi e poi salutarsi.
Si insinua la tentazione della fuga…e poi il ritorno, nel vortice…e
un invito a lasciarsi andare…fino a giungere “sul filo dell’aquilone/dentro
spirali di/tempo/luce” (pag. 17), fin su: “su lune d’argento/fra stelle
rubine//volando su code/comete”.
L’effimero, che si congiunge con l’Infinito, tocca un attimo…e
diventa la vita!
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